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Siamo a Parigi, agli albori del XX secolo: dopo la grande depressione, la Francia è ottimisticamente proiettata verso il futuro e sta vivendo un momento di grande crescita, progresso e benessere. È il periodo della Belle Époque, definizione che nasce in parte da un reale periodo di sviluppo (economico, industriale, tecnologico, demografico), di prosperità e di cieca fiducia nelle possibilità umane, ma che scaturisce anche dal sentimento nostalgico con cui si guardò a quella breve età dell’oro durante gli anni della Grande Guerra.

Proprio in questa stagione di innovazioni rivoluzionarie e di strabilianti prodigi tecnici, la capitale della Francia viene travolta anche da fenomeni che sfiorano i limiti del sovrannaturale: la sera del 4 novembre 1911, infatti, mentre da una delle finestre degli appartamenti di Place des Pyramides s’irradia una luce sinistra, un anziano scienziato riesce a riportare in vita nientemeno che uno pterodattilo, che da ben 136 milioni di anni riposa indisturbato nel suo uovo, conservato nel Museo di Storia Naturale del Jardin des Plantes. Mentre l’animale preistorico getta Parigi nel panico, un’intrepida giornalista e scrittrice di romanzi d’appendice, Adèle Blanc – Sec, si trova in Egitto, dove si è recata per ritrovare il corpo del medico del faraone Ramsete e salvare, così, la vita di sua sorella, inferma a causa di un incidente. L’impresa della bella avventuriera, però, sembra essere misteriosamente collegata ai fenomeni che contemporaneamente sconvolgono Parigi, tanto che Adèle si rivelerà essere l’unica in grado di riportare gli eventi alla normalità…

Questa è, a grandi linee, la trama del nuovo film di Luc Besson, “Adèle e l’enigma del faraone”, in uscita nelle sale cinematografiche italiane il 15 ottobre prossimo, distribuito da Medusa.

La storia è basata sulla serie a fumetti “Les Aventures extraordinaires d’Adèle Blanc-Sec”, ideata nel 1976 da Jacques Tardi e, in particolare, si ispira a due dei dieci volumi illustrati dell’autore francese: in realtà, però, Besson ha spiegato di aver voluto mantenere l’anima, le atmosfere e, ovviamente, i personaggi del fumetto, non i particolari della storia. “Il film deve vivere di vita propria”, ha dichiarato il regista, produttore e sceneggiatore francese, che per ben sei anni ha inseguito il creatore di Adèle (da lui paragonato scherzosamente a “un padre siciliano che non vuole concedere la mano della propria figlia”), prima di ottenere i diritti del personaggio.

La pellicola, che in Francia ha già riscosso un grande successo con 1,8 milioni di spettatori e con un incasso di1,6 milioni di euro, è la tredicesima diretta da Besson e, come già altri film del regista francese (Nikita, Giovanna d’Arco, Angel – A), ruota attorno ad un forte personaggio femminile: “Le donne sono estremamente affascinanti – ha dichiarato Besson, a Roma per la presentazione del film – Mentre gli uomini possono imporsi con i muscoli, le donne devono farlo con l’intelligenza e il fascino. Le donne, poi, hanno una conoscenza migliore dei valori della vita, perché sono capaci di generarla.”. La donna in questione, poi, Adèle Blanc – Sec, è anche decisamente fuori dal comune: pur conservando la propria femminilità e il proprio fascino, Adèle è anche una donna anticonvenzionale e moderna, almeno per un’ epoca in cui al “gentil sesso” era negata la possibilità di condurre una vita veramente libera. Scavalcando tutte le norme, costrittive e limitanti, cui la vita di una donna era sottoposta, Adèle si sente libera di votare e di partecipare alla vita politica (cose inaudite per l’epoca), di mandare a quel paese gli uomini e di fumare nella vasca, dove, cosa inconcepibile, fa il bagno nuda. È, insomma, una donna emancipata, quasi anarchica e assolutamente irriverente: ma è proprio questa particolare sfrontatezza del personaggio di Adèle ad aver subito affascinato Besson, il quale ha ammesso che, nel film, ha voluto rovesciare tutta una serie di stereotipi del cinema d’azione e d’avventura: ecco così che una mummia terrificante diventa un essere sofisticato che beve tè; uno pterodattilo spaventoso si rivela mansueto come un uccellino; infine, l’eroina non solo porta gonna, tacchi e busto, ma per di più affronta ogni sorta di pericolo per fini esclusivamente personali, tanto che, a detta del regista, “se le chiedessero di salvare il mondo, probabilmente resterebbe tranquilla a fumare nella sua vasca”.

Un personaggio così sopra le righe non poteva che essere interpretato da un’attrice altrettanto stravagante e fuori dalla norma: il volto di Adèle è, infatti, quello di Louise Bourgoin, un’attrice praticamente sconosciuta, ma di cui Besson si dichiara pienamente soddisfatto. “Ho scoperto Louise Bourgoin quando conduceva uno strampalato programma di previsioni meteo, dove ogni giorno riusciva a inventarsi un modo nuovo ed eccentrico per annunciare il tempo: mi ha colpito la sua versatilità e, quando l’ho incontrata, ho deciso di proporle la parte di Adèle. Louise è una persona incredibilmente dedita al lavoro e al di fuori di ogni logica delle attrici dello star system: è un’attrice professionale, disponibile, e umile, al contrario di molte colleghe, che si presentano sul set con ore di ritardo e con cinque assistenti”.

Accanto a lei, nel cast, ci sono anche Jean – Paul Rouve e un’irriconoscibile Mathieu Almaric (Quantum of Solace), nei panni del perfido antagonista, Dieuleveult.
Infine, sulla possibilità di un sequel, apparentemente scontato visto il finale aperto del film, Besson, che a breve sarà sui grandi schermi francesi con il terzo capitolo della saga dei Minimei (“Arthur e la guerra dei due mondi”), soprassiede: “Non è in progetto. Ci sarà solo se troverò una storia migliore di questa.”.

di Chiara Gazzini

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