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Secondo i dati raccolti dall’Anagrafe dei ricercatori italiani all’estero, presentata nel corso della Prima Conferenza nazionale sulla ricerca sanitaria, si scopre quali sono i principali paesi scelti come meta preferita dai nostri scienziati.

Ebbene al primo posto compaiono gli Stati Uniti, seguiti da Gran Bretagna, Brasile, Canada e Svezia.

La Conferenza aveva come scopo quello di gettare le fondamenta della “comunità virtuale” di scienziati ed esperti delle discipline biomediche per cercare di far tornare i migliori ricercatori nel nostro paese.

Una specie di network, al quale hanno già partecipato 245 esperti, che si pone due obiettivi: da un lato assicurare alle attività di ricerca con sede nel nostro paese il contributo di chi è andato all’estero a lavorare, dall’altro invogliare queste persone a fare rientro a casa.

Il ministro Fazio, durante la Conferenza ha spiegato «A oggi abbiamo soprattutto un flusso in uscita, che non rappresenta da solo un male perché i nostri ricercatori all’estero fanno bene al nome dell’Italia. Ma abbiamo anche bisogno di un flusso in ingresso, non solo per richiamare chi parte ma anche per attirare stranieri. La speranza è che questo network dia l’opportunità per aiutare i ricercatori a lavorare insieme».

Camillo Ricordi, direttore del Centro trapianti cellulari dell’Istituto di ricerca sul diabete dell’università di Miami (Florida) ha sottolineato «I ricercatori italiani nel mondo, sono ai primi posti di efficienza e qualità a livello internazionale, e questo è un orgoglio per l’Italia, perché la nostra formazione non è seconda a nessuno».

Inoltre il direttore del Center for Scientific Review dei National Institutes of Healt, Toni Scarpa ha dichiarato che i nostri scienziati riescono ad ottenere i migliori finanziamenti per il loro lavoro di ricerca.

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