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Coloro che rientrano ora dal Giappone, dopo il sisma che ha colpito il Paese alcune settimane fa, possono correre il rischio di una contaminazione radioattiva.

Per questo motivo, l’ospedale Niguarda di Milano ha previsto quattro tipi di controlli, procedura che, molto probabilmente sarà estesa anche alle altre strutture nazionali.

Ecco allora quali sono le analisi a cui sottoporsi:

1. test per individuare l’eventuale presenza di radiazioni sul corpo;
2. monitoraggio della tiroide;
3. analisi delle urine spot;
4. analisi delle urine nell’arco di 24 ore.

Queste indagini vengono, anticipate da un questionario, necessario per individuare il periodo di permanenza, luogo di soggiorno nonchè distanza dalla centrale nucleare di Fukushima.

Intanto gli italiani visitati nell’ospedale Niguarda sono stati 10, ed i risultati sono stati più che confortanti: non avrebbero dato nessun esito allarmante, tranne una lieve alterazione dei valori delle urine, fenomeno più che normale dal momento che i pazienti cercano di espellere dal proprio organismo la radioattività assorbita.

Gli specialisti che effettuano queste analisi sono competenti ed afferiscono a branche diverse – un laureato in medicina nucleare ed un fisico sanitario – e la tecnologia messa a disposizione è la più avanzata.

Tra i dispositivi maggiormente utilizzati abbiamo il contaminametro superficiale, ossia una sorta di grosso ferro da stiro che individua la presenza di eventuali isotopi radioattivi sul corpo dei pazienti, il rilevatore a scintillazione, ossia una sorta di cannocchiale che viene adoperato per monitorare la tiroide e lo spettrometro gamma ad alta risoluzione per l’analisi delle urine, cioè un grosso contenitore di piombo che ha lo scopo di misurare la presenza di frazioni di Becquerel, sintomo di una possibile contaminazione radioattiva.

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