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Sono davvero in molti quelli che si fanno il tatuaggio e poi se ne pentono. Ezio Maria Nicodemi, docente dell’Università di Tor Vergata di Roma e dirigente e chirurgo plastico all’Idi di Roma, in occasione dell’International Tattoo Expo in corso nella capitale, fa sapere che negli ultimi tre anni, in Italia, la percentuale di coloro che chiedono di farsi cancellare un tatuaggio è arrivata al 30%.

Infatti, nella maggior parte dei casi si tratta di giovani uomini di circa 30 anni che per motivi di inserimento sociale, per moda o costume, sono costretti a prendere questa decisione.

Ma essendoci molte professioni, in cui ogni tipo di disegno sul corpo è bandito, alla fine si stufano e se li fanno cancellare.

Per le donne è invece, molto diverso. Molte se li fanno togliere perchè magari è finito un amore o quel tatoo ricorda un periodo infelice della loro vita.

Ecco allora che cuori, iniziali incisi su braccia, schiena o caviglie non servono più.

Poi sono davvero tante anche le ragazze che decidono la rimozione del tatuaggio sulla pancia, in vista di una gravidanza.

Oggi i tatuaggi vengono rimossi con il laser Q-switched, che emette impulsi di elevata energia; l’effetto è quello di fotodistruzione del pigmento senza danni per la pelle.

In genere, ci vogliono da tre a quattro sedute, con un intervallo di tempo tra la prima e la seconda di almeno venti giorni così da consentire il completo riassorbimento del pigmento. La durata delle sedute, varia anche dalla grandezza del disegno e dai colori, alcuni sono più difficili da eliminare.

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