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Sono in notevole aumento, le difficoltà di accesso a visite specialistiche e ad esami diagnostici, per le donne in gravidanza, come del resto, le segnalazioni di sospettati errori nella pratica medica, nonchè la mancanza di informazione e di approccio al consenso informato.

Secondo i dati rilevati dal Rapporto dell’Osservatorio di Cittadinanzattiva, sulle donne italiane in stato interessante, emergono sostanziali differenze regionali dal punto di vista sanitario.

Pare infatti, che la percentuale di parti cesarei sia superiore al 35% in: Abruzzo, Liguria, Campania, Molise, Basilicata, Sicilia e Sardegna.

La Ligura, è l’unica Regione del Nord a presentare percentuali cosi’ alte al contrario della Lombardia, del Veneto, dell’Emilia Romagna e della Toscana.

Il Lazio, la Calabria e la Puglia, invece, pur presentando percentuali molto elevate, hanno un trend che tende a diminuire e la dimensione dei punti nascita rappresenta poi un indicatore di sicurezza che fa registrare notevoli variazioni tra regione e regione.

Nel paese, sono 559, di cui 158 con meno di 500 parti l’anno. Le regioni con più punti nascita sono: la Sicilia (75, di cui 38 con meno di 500 parti l’anno) e Lombardia (75, di cui 8 con meno di 500 parti l’anno), la Campania con (72, di cui 22 con meno di 500 parti l’anno) ed infine il Lazio con (46, di cui 10 con meno di 500 parti l’anno).

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