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Si parla che in Italia, più di una persona su 3, ovvero il 35,4% della popolazione nasce con il parto cesareo. Ebbene, i parti chirurgici verrebbero eseguiti soprattutto nei punti nascita più “fragili”, ossia quelli con meno di 500 parti l’anno (44,7%), e in prevalenza in quelli privati, a prescindere dalla dimensione (50,5%).

A renderlo noto è l’indagine sui punti nascita che è stata presentata dalla Commissione Parlamentare d’inchiesta sugli errori sanitari. Così, la quota massima dei parti cesarei, è del 44,7% nei punti nascita sotto i 500 parti l’anno.

Il taglio cesareo (TC) non è altro che un intervento chirurgico per mezzo del quale il ginecologo procede con l’estrazione del feto. Esso, può essere programmato (ad esempio nel caso in cui la donna sia già stata sottoposta a TC), oppure urgente se le condizioni della madre o del feto lo richiedono. Viene eseguito in anestesia subaracnoidea, anestesia epidurale o anestesia generale. Consiste in un’anestesia che dura 20 minuti e in una piccola incisione addominale, che permette così un parto indolore.

In passato e fino alla fine degli anni ’80 il taglio cesareo veniva effettuato solitamente in anestesia generale. Oggi invece, se ci sono i presupposti, viene effettuato in anestesia locale, grazie alla quale la paziente essendo cosciente durante l’intervento, può partecipare alla nascita del suo bambino.

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