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E’ stata identificata una nuova famiglia di molecole in grado di stimolare le cellule staminali nella trasformazione di cellule del muscolo cardiaco. A dare questa bella notizia, è stato un gruppo di ricercatori dell’Università di Shangai in uno studio che è stato pubblicato sulla rivista Chemistry & Biology.

Tale scoperta, aprirebbe la strada dunque, verso nuovi approcci terapeutici per la rigenerazione e la riparazione cardiaca.

Il ricercatore Tao P. Zhong, che ha coordinato lo studio ha così spiegato che nonostante ci siano stati dei progressi da parte della medicina moderna, la gestione dell’infarto del miocardio e dello scompenso cardiaco rimane comunque una grande sfida. C’e’ infatti, un forte interesse per gli agenti di sviluppo che possono influenzare le cellule staminali nella differenziazione di cellule cardiache per riuscire a potenziare le capacità intrinseche di rigenerazione del cuore. Lo sviluppo di terapie, sarebbero in grado di stimolare la rigenerazione del muscolo cardiaco in aree infartuate avendo così un enorme impatto medico.

Pertanto, per riuscire a scoprire delle nuove molecole coinvolte nello sviluppo del cuore, i ricercatori hanno effettuato uno screening di una piccola molecola prendendo come modello il pesce zebra. Grazie dunque, ad una serie di approcci genetici, gli studiosi sono riusciti ad analizzare la crescita e lo sviluppo di un cuore vedendolo battere all’interno di embrioni trasparenti.

Solo dopo, però, aver analizzato ben 4mila composti, gli scienziati sono riusciti a scoprire tre molecole strutturalmente correlate che potrebbero riuscire ad ingrandire le dimensioni del cuore embrionale. Si tratterebbe dei composti – chiamati cardionogen-1, -2, -3 – che potrebbero promuovere o inibire la formazione del cuore, a secondo di quando vengono somministrati nello sviluppo.

Un trattamento questo, a base di molecole che stimolerebbero la produzione di nuove cellule muscolari cardiache a partire da quelle staminali. Gli scienziati lo hanno dimostrato utilizzando anche un modello murino. Il passo successivo, è ora quello di verificare la possibilità di utilizzare tali molecole nell’uomo.

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