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Arrivano le linee guida sul parto cesareo, stilate dall’Istituto Superiore di Sanità. Un vero documento in cui vengono affrontate, in 13 capitoli e 21 quesiti, tutti quegli aspetti inerenti le indicazioni da seguire per il taglio cesareo urgente e programmato, nonché oltre a 59 raccomandazioni che fanno riferimento proprio all’efficacia e alla sicurezza di alcune procedure diagnostiche e manovre necessarie in questa importante pratica.

L’Italia, risulta essere al primo posto in Europa per i parti cesarei, con una percentuale che è salita dall’11% nel 1980 al 28% nel 1996 e al 38% nel 2008, e con non poche differenze tra le diverse regioni.

In quelle meridionali ad esempio, si rilevano valori al di sopra della media nazionale, con un picco record del 60% nel 2008 registrato in Campania, mentre alcune regioni del Nord nello stesso anno, sono al di sotto della media nazionale (vedi 24% del Friuli-Venezia Giulia e della Toscana).

In primo luogo, pare che non vi siano controindicazioni, ma il parto naturale è da preferire al cesareo sia per il benessere della donna che del bambino. In alcuni casi, però, si ricorre a quest’ultimo, ovvero quando il feto è in posizione podalica fino alla fine della gravidanza, nonostante le manovre esterne del medico sotto controllo ecografico, oppure, quando la placenta copre in tutto o in parte il passaggio del feto nel canale del parto e quando la madre è diabetica, il peso stimato del feto supera i quattro chili e mezzo.

Infine, nel caso in cui, ci sia il pericolo di trasmissione materno-fetale di malattie infettive (come infezione da Herpes simplex virus, da virus dell’epatite C e B e da virus da immunodeficienza acquisita, o ancora se la madre presenta altre patologie che insieme al parto naturale potrebbero interferire sulla sua condizione fisica e psichica).

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