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Alfredo Somoza, ha vissuto la dittatura sulla sua pelle. E’ stato allievo di Bergoglio, sequestrato e incarcerato nel 1981 a Buenos Aires, ed è fuggito prima in Brasile e poi in Italia, dove è giunto nell’anno 1982 come rifugiato politico. E’ laureato in Storia ed ora vive a Vimercate, in Brianza, con la moglie Valentina e il figlio Luciano, di 21 anni.

L’uomo di quella esperienza dice “Jorge Mario Bergoglio e i gesuiti sono riusciti a salvare tante persone negli anni bui della giunta militare in Argentina, dal 1972 all’83. Ne sono stato testimone oculare. Questa della sua compromissione con la dittatura militare è una storia che vorrebbe ridurre il valore della sua elezione a Papa“.

Somoza, 55 anni, giornalista e scrittore, presidente dell’Icei (Istituto di cooperazione internazionale), è il portavoce di Sel a Vimercate e fa parte della segretaria regionale del partito di Vendola, è sempre stato socialista, e non è neppure battezzato.

Ma Alfredo Somoza del Papa dice “È stato il mio insegnante di letteratura spagnola negli anni del liceo nel collegio dei Gesuiti di Buenos Aires. Un uomo di grande cultura. L’ho rivisto all’Universidad San Salvador, che dirigeva in quanto direttore provinciale dei gesuiti. Era l’unica scuola rimasta libera a Buenos Aires. Accoglieva tutti, anche gli oppositori del regime, come ero io“.

E riferendosi al suo attuale ruolo di Pontefice Somoza dice “È autentico e rivoluzionario. Magari conservatore nella dottrina della Chiesa, ma progressista nei temi sociali e vicino agli ultimi e ai semplici, proprio come San Francesco. Saprà riformare nel profondo la Chiesa. I piccoli segni di questi giorni – paga il conto all’hotel, prende il pullman e non l’auto papale, rifiuta di sedersi al trono – anticipano le grandi cose che farà“.

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