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E’ una serata infuocata quella di venerdì 19 aprile 2013. Al termine di una giornata convulsa, almeno per quanto riguarda l’elezione del nuovo presidente della Repubblica, il caos non accenna a diminuire, anzi, aumenta con le dimissioni di Pierluigi Bersani.

Il leader del Pd ha lascia il proprio incarico. “Non posso accettare il gesto gravissimo compiuto nei confronti di Prodi. Le mie dimissioni saranno operative un minuto dopo l’elezione del presidente della Repubblica”, ha ammesso davanti all’assemblea dei grandi elettori Pd al teatro Capranica di Roma al termine della quarta votazione che ha visto la bocciatura di Romano Prodi il quale  non ha raggiunto il quorum di 504 voti richiesto.

In seguito a questo, il Professore ha scelto di ritirarsi e ha scritto una lettera a Roma dal Mali dove si trova per una missione di pace affidataglia dall’Onu. Parole forti e frecciatina a Bersani che in serata ha dunque preso le sua decisione. “Abbiamo preso una persona, Romano Prodi, fondatore dell’Ulivo, ex presidente del Consiglio, inviato in Mali, e l’abbiamo messo in queste condizioni. Io non posso accettarlo. Io non posso accettare il gesto gravissimo. Questo è troppo”, ha aggiunto Bersani.

“L’assemblea è fatta di dirigenti che oggi hanno preferito l’ovazione e l’unanimità, poi uno su quattro di noi qui ha tradito. Ci sono state in alcuni pulsioni a distruggere senza rimedio. Spero che la mia decisione serva ad arrivare ad un’assunzione di responsabilità”, ha concluso Bersani.

Una decisione di rottura, susseguitasi a quella del presidente dell’assemblea del Pd, Rosy Bindi che ha dichiarato: “Il partito ha dato cattiva prova di sè, ma la responsabilità non è mia: non sono stata direttamente coinvolta nelle scelte degli ultimi mesi”.

E ora, tutte le speranze sono racchiuse nel candidato Cinque Stelle, Stefano Rodotà. Vedremo se ci saranno le condizioni per un’apertura in questa direzione.

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