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Si ritorna a parlare di Imu. Ebbene, una eventuale abolizione dell’imposta sulla prima casa, si rivelerebbe una misura molto costosa (pari a 4 miliardi di euro), che potrebbe avere serie ripercussioni regressive nella redistribuzione della ricchezza, con benefici soprattutto per i più ricchi. L’idea, migliore sarebbe invece quella di introdurre una “service tax”.

A sostenerlo, è il ministero dell’Economia Fabrizio Saccomanni, in un documento sulle “Ipotesi di revisione del prelievo sugli immobili”.

Ebbene, secondo il ministro, per la riforma dell’Imu esistono 9 possibili ipotesi di intervento e sulla base di queste sarà poi necessario adottare scelte politiche che portino a cambiare la tassazione immobiliare.

La relazione fatta dal Tesoro “intende offrire una rassegna delle diverse ipotesi di intervento sulla tassazione immobiliare che sono emerse nel recente dibattito, corredandole con valutazioni di natura quantitativa e qualitativa”, ha spiegato il ministro Saccomanni.

Per riformare l’Imu vi sarebbero però, due ipotesi più efficaci, ovvero la “service tax” e l’attribuzione di poteri decisionali ai Comuni. La service tax, prevederebbe l’esenzione dell’Imu per la prima casa, con l’abolizione della maggiorazione Tares e la rimodulazione della tassa sui rifiuti. Mentre, la seconda ipotesi, prevederebbe minori vincoli finanziari per i Comuni, lasciando loro “la possibilità, nell’esercizio della propria autonomia tributaria, di ridurre il prelievo Imu per l’abitazione principale e relative pertinenze fino all’azzeramento dell’imposta, attraverso una riduzione dell’aliquota di base pari a 0,4%.

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