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Un corteo di 100mila persone con lo slogan “Stop biocidio” ieri pomeriggio ha percorso per oltre due ore di marcia, le vie di Napoli, da piazza Mancini a piazza del Plebiscito, attraversando le principali strade del centro cittadino, per dire “basta” alle terre e ai prodotti avvelenati e sì alle bonifiche del territorio, per chiedere delle risposte concrete alle istituzioni. Nonostante la pioggia, hanno aderito in tanti, da studenti ad amministratori locali, esponenti dei comitati e delle associazioni, e semplici cittadini provenienti da ogni parte della Regione. Molte di queste persone mostravano le foto dei propri defunti morti di cancro.

Un fiume di gente che, in modo composto ha voluto gridare il proprio dolore e la propria rabbia e disperazione chiedendo che venga tutelato il futuro di chi c’è ancora.

Un grido d’allarme soprattutto per quella gente che vive nei comuni tra Napoli e Caserta, nella nota Terra dei fuochi, teatro di roghi tossici, ma anche custode di veleni interrati dalla camorra.

Così in corteo con don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano, che da anni si batte per la difesa del territorio campano, per far luce su questa triste verità, c’erano anche l’artista partenopeo Nino D’Angelo, il leader della Fiom, Maurizio Landini e il referente di Libera don Tonino Palmese, oltre a tanti lavoratori dell’Ilva di Taranto, i No Tav e i comitati per l’acqua libera dell’Abruzzo. Tra la gente comune c’era anche il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, in marcia senza la fascia tricolore. E in coda al corteo c’erano i gonfaloni di diversi comuni dell’hinterland napoletano.

A conclusione della manifestazione l’Unipan associazione panificatori della Campania ha fatto sfilare una mega pagnotta della lunghezza di 5 metri, e ha distribuito pane gratis a tutti i manifestanti. “Se l’acqua è avvelenata, noi con che cosa dovremmo impastare il pane? Se le Asl e le polizie municipali non fanno i controlli come si potrà avere la certezza della tracciabilità di quello che mangiamo? Lo Stato o è assente da tempo dalla Campania e solo urlando la nostra rabbia in piazza potremo sperare che qualcosa cambi” si chiedono i panificatori.

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