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Secondo un’indagine condotta dalla Società italiana di psichiatria a (Sip), presentata a Firenze nel corso di un convegno, sono diminuite del 50% in dieci anni, le risorse umane impegnate all’assistenza e alla cura dei malati psichiatrici, rispetto al milione e 200mila di italiani, in cura nei centri di salute mentale.

Il numero dei malati, stando alle parole del presidente della Sip Claudio Mencacci, “è elevatissimo, considerate le condizioni spesso gravi dei pazienti, ma sottostimato perché molti non si avvicinano alle cure a causa dello stigma che pesa sulla malattia mentale“.

Dai dati resi noti, infatti, raccolti in oltre il 30% dei dipartimenti di salute mentale di ben 14 regioni, emerge che il numero di medici, psicologi, infermieri, operatori socio-sanitari e tecnici della riabilitazione psichiatrica è passato da 0,8 a 0,4 ogni 1.500 abitanti.

E nel 34% dei casi i pazienti in cura per problemi mentali hanno un’età compresa tra i 18 e i 44 anni, mentre nel 39% tra i 45 e i 64 anni, e nel 27% sono oltre 64enni.

Mencacci fa anche notare che ”Questi dati, sono allarmanti per le forti ripercussioni che hanno sul funzionamento delle strutture, già impoverite, e sull’impatto in termine di mole di lavoro, stress, fatica fisica, dispendio energetico degli operatori per prendersi cura in maniera trasversale di svariate malattie mentali“, mettendo in evidenza che “In questa condizione di precarietà è forte il monito e l’appello della Sip a non tagliare fondi dedicati alla ricerca e all’assistenza psichiatrica al fine di poter garantire assistenza e trattamenti perfezionati e di qualità, nel breve e nel lungo termine“.

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