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Dal primo maggio, scatterà l’aumento della tassazione delle rendite finanziarie passando così, dal 20 al 26% per andare a coprire gli sgravi Irap del 10%. Lo ha annunciato il premier Renzi, sottolineando che non saranno toccati però i Bot. Dall’operazione, ha aggiunto Renzi, entreranno nelle tasche dello Stato ben 2,6 miliardi di euro.

I capital gain, quindi, verranno colpiti in misura superiore rispetto a quella ventilata e mai attuata dal governo Letta che immaginava un rialzo dal 20 al 22%.

L’aliquota del 20% era stata infatti introdotta, uniformando la tassazione, nel 2011. Prima le rendite finanziarie variavano tra un’imposta agevolata del 12,5% per gli strumenti finanziari e un’aliquota massima del 27% per gli interessi, come ad esempio, sui conti correnti.

Poi con l’applicazione dell’aliquota unica al 20% erano rimasti esclusi solo i titoli di Stato (Bot, Btp, Cct) rimasti al 12,5% come i Buoni fruttiferi postali (i libretti invece erano passati al 20%).

Renzi infine, citando solo i Bot, dalla stangata ha fatto capire che tutti gli strumenti che oggi sono al 12,5% resteranno tali e pertanto, anche titoli di Stato e di risparmio postale. Mentre, tutte le altre rendite, che sono già soggette alle imposte di bollo, introdotte da Monti passeranno dal 20 al 26%.

In pratica, facendo due conti, è evidente che con l’aliquota sul cosiddetto capital gain passata dal 20 al 26%, l’esborso reale del risparmiatore sarà del 36%, ovvero il più alto d’Europa. Un bel salasso dunque, soprattutto in periodo di crisi.

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