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Sarebbero almeno trenta le persone, tutte residenti nella zona della discarica di Malagrotta gravemente ammalate con problemi legati agli agenti inquinanti prodotti dall’enorme deposito di rifiuti, poco distanti dal centro abitato.

Su di loro potrebbe basarsi un’inchiesta condotta dal pm Alberto Galanti che da tempo indaga per omicidio colposo e lesioni personali gravissime per quattro morti sospette avvenute negli anni passati.

Si tratterebbe di casi di tumori ai polmoni, alla mammella e alla tiroide. Entro lunedì, l’associazione Codici, difesa dall’avvocato Ivano Giacomelli, depositerà in procura un nuovo esposto in cui vengono evidenziati 30 casi sospetti e dimostrato un collegamento con tali patologie derivate appunto da un contatto con sostanze contenute nei rifiuti solidi urbani.

L’associazione vuole dimostrare che dal 2010 ad oggi, la Regione Lazio ha omesso di dare il via allo studio propedeutico finalizzato ad accertare che quell’area è ad elevato rischio di crisi ambientale.

Le malattie accertate nella zona di Malagrotta sono molte. Ci sarebbero due casi di leucemia, collegata all’esposizione al benzene, 4 di tumori polmonari riconducibili al contatto ripetuto con arsenico e nichel cloruro vinile, 10 casi di noduli, linfonodi, carcinomi alla tiroide.

Dalla denuncia, si legge inoltre che «Dalla documentazione raccolta si rileva come nella zona circostante Ponte Galeria sono aumentate negli uomini, negli ultimi anni, le patologie dell’apparato respiratorio e per le patologie tumorali si registra per le donne un eccesso di tumore della mammella. Tra gli uomini si è riscontrato un aumento di ricoveri per patologie alla tiroide».

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