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Non sarà un vertice politico, non si parlerà di trattative ma sarà un incontro di preghiera. E’ questo il senso dell’invito fatto da Papa Francesco al presidente israeliano Peres e a quello palestinese Abbas (Abu Mazen) che domani pomeriggio arriveranno in Vaticano per pregare per la pace.

Secondo padre Pizzaballa, custode di Terra Santa, nessuno può illudersi che «la pace arriverà improvvisamente lunedì né che la pace sia più vicina» ma «l’obiettivo è quello di riaprire una strada che forse è rimasta chiusa per qualche tempo, ricreare il desiderio, la possibilità, il sogno».

L’incontro avrà lo scopo di stare «insieme per pregare per la pace ma non si pregherà insieme, non ci potrà essere un atto liturgico comune. Si starà insieme per pregare ma non si pregherà insieme».

Il Patriarca Bartolomeo parteciperà al momento di preghiera cristiana. Nelle delegazioni, infatti, ci sono esponenti di tre religioni: fede ebraica, cristiana e islamica. I due presidenti arriveranno in Vaticano a distanza di 15-20 minuti l’uno dall’altro.

Il Santo Padre li riceverà all’ingresso della sua casa, la residenza di Santa Marta e si intratterrà per un breve colloquio singolo.

Poi in auto, insieme a Bartolomeo, raggiungeranno i Giardini Vaticani dove si terrà la celebrazione, in ordine ordine cronologico delle tre religioni.

Al termine dell’incontro di preghiera, suggellato da una stretta di mano e da un ulivo piantato insieme, i quattro protagonisti, a piedi raggiungeranno l’Accademia delle Scienze.

Poi ci sarà un incontro privato ma nessun discorso politico.

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