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Papa Francesco durante il volo di ritorno dalla Corea del Sud, ha denunciato ai 72 giornalisti di 11 paesi del mondo, che lo hanno accompagnato nel suo terzo viaggio internazionale, l’efferatezza delle guerre non convenzionali, dicendo loro che è stato raggiunto “Un livello di crudeltà spaventosa” di cui spesso sono vittime civili inermi, donne e bambini, sottolineando che “La tortura è diventata un mezzo quasi ordinario“.

Il Papa ha aggiunto che quello che sta accadendo in diverse parti del mondo, non è altro che “una terza guerra mondiale, ma a pezzi”, ed essendo una “ingiusta aggressione, è lecito fermare l’aggressore”.

Precisando ‘Fermare solo, però: non dico bombardare, fare guerra. I mezzi debbono essere valutati”. Poi ha spiegato “Una sola nazione non può giudicare come si ferma l’aggressione. Dopo la seconda guerra mondiale questo compito è delle Nazioni Unite”.

Papa Bergoglio a chi gli ha chiesto se vorrebbe andare in Cina ha risposto “Lei vuole sapere se ho voglia di andare in Cina? Ma sicuro, mi piacerebbe andarci già domani. Sempre la Santa Sede è aperta ai contatti con Pechino: sempre, perchè ha grande stima e rispetto per il popolo cinese”.

Infine il Santo Padre ha raccontato che ha studiato con i suoi collaboratori tutti i passi da fare per la situazione irachena. Ha emesso un comunicato, ha scritto al segretario dell’Onu Ban ki-moon, ha mandato il card. Fernando Filoni quale suo inviato in Iraq e Kurdistan, e ha deciso di essere «disposto ad andare in Kurdistan» e che «c’è questa possibilità», che è stata valutata prima di partire per il viaggio in Corea e per il momento resta una possibilità.

Lo scopo è quello di dare il proprio sostegno alle popolazioni, cristiane e non, in fuga dalle città dell’Iraq. Il suo desiderio è quello di far sentire la propria vicinanza a tutte le persone perché, ha spiegato ai giornalisti, “ci sono i cristiani martiri, ma qui ci sono uomini e donne che soffrono, non solo i cristiani, e tutti sono uguali davanti a Dio”.

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