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L’esame dei filmati e le testimonianze “consentivano di documentare, oltre ogni ragionevole dubbio, che il piccolo Loris non uscì più dal condominio” dopo esser tornato a casa.Ed ancora, che “nell’intervallo tra le 8.49 e le 9.23 di sabato” nessun altra persona non conosciuta entrò in quel condominio.

Lo rivelano i pm di Ragusa nel decreto di fermo di Veronica Panarello, unica indagata per l’omicidio del piccolo Loris Stidal. 

La donna ha trascorso la notte in carcere. Al suo arrivo, ieri sera, è stata fortemente contestata da detenuti dell’istituto che hanno fischiato e urlato contro di lei “assassina, devi morire”.

Avrebbe detto agli agenti penitenziari: “Adesso voglio stare sola” continuando a dichiararsi innocente per gli  inquirenti non ci sono dubbi, pensano sia stata lei a soffocare il figlio.

Ritengono, infatti, di avere le prove che sia proprio lei l’assassina del piccolo. Tra tutti spiccano alcuni importanti elementi. 

La donna ripercorre a bordo di un’auto della polizia il tragitto di quella mattina, compreso il tratto che da casa porta al castello di Donnafugata dove aveva il corso di cucina. Con tanto di sosta ai cassonetti per gettare uno dei due sacchetti della spazzatura dimenticato dal piccolo Loris.

Al castello arriva in ritardo, e si scusa con i presenti. I partecipanti al corso la descrivono come una persona “tranquilla”, ma per gli investigatori la ricostruzione della donna ha un “buco” di sei minuti. Le telecamere riprendono infatti la Polo di Veronica alle 9:27 a 50 metri dalla strada che conduce al Mulino Vecchio e 9 minuti dal punto in cui hanno accertato gli investigatori si raggiunge in 3 minuti. Cosa ha fatto dunque Veronica  in quei 6 minuti nei pressi della strada che porta al Mulino Vecchio?

IL VECCHIO MULINO – La madre del piccolo Loris sostiene di non conoscere la zona del Mulino Vecchio dove è stato ritrovato il corpo senza vita del figlio, ma c’è chi sostiene che così non è. Gli inquirenti hanno ascoltato diversi testimoni tra cui  la sorella della donna, secondo cui in quel luogo, lei e veronica  sarebbero andate a giocare da piccole, scoprendo anche che  la loro abitazione era poco distante da lì.

LE FASCETTE – Veronica in casa aveva delle fascette da elettricista. Usate anche in passato nei suoi tentativi di suicidio. Ora, però, afferma per dovevano servire al bambino per il compito di scienze, così le consegna alle maestre. Tali fascette, però, secondo gli inquirenti, sono “compatibili” con quelle usate per strangolare Loris, e a dire delle maestre non erano mai state richieste agli alunni perché consapevoli della loro pericolosità.

E i dubbi vengono anche al marito della donna: Allora è stata davvero lei…”. Queste le sue parole, appena udibili e pronunciate fuori dalla Procura di Ragusa da Davide, e padre di Loris. Lui che ha saputo della morte del figlio mentre era in trasferta di lavoro via Facebook, e non dalla viva voce della moglie al telefono, sembra essersi convinto della sua colpevolezza. E mormora: “Ora lasciatemi solo, devo riflettere“. Aveva scelto di credere a Veronica, ora non più.

 

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