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Per mesi si è parlato di disastro umano ed ecologico di Fukushima (11 marzo 2011), legato alle elevate quantità di materiale radioattivo che si erano sparse nell’Oceano a causa del terremoto e dello tsunami che aveva distrutto la centrale nucleare giapponese.

Prodotti agricoli di Fukushima sono ancora off limits e i terreni contaminati incoltivati, ma le scorie radiottive usciti dalla centrale nucleare sono state “inseguite” per tutto il loro viaggio e monitorate.

Ebbene, l’onda velenosa ha raggiunto prima le Hawaii e poi gli Stati Uniti sembra che abbia perduto la potenza inquinante che aveva.

A rivelarlo è la rivista dell’Accademia delle Scienze degli Usa (PNAS) secondo uno studio condotto, e reso noto dal dottor John Norton Smith, dell’Istituto canadese Bedford.

I modelli della circolazione oceanica suggeriscono che le concentrazioni di cesio 137, rilevati lungo la costa nordamericana del Pacifico,potrebbero raggiungere il picco fra il 2015 e il 2016.

Le quantità di questo materiale radioattivo, potrebbero diventare simili a quelle rilevate degli anni ’80 e non rappresenterebbero una minaccia per la salute umana o per l’ambiente.

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