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A due anni di distanza dall’ultimo album in studio, Eros Ramazzotti torna in scena con un nuovo album di inediti intitolato ‘Perfetto‘, in uscita martedì 12 maggio in sessanta paesi del mondo, in tre versioni: classica in italiano, spagnolo e deluxe con entrambe le versioni dei brani.

Quattordici brani, in cui il tema centrale è l’amore e una visione positiva della vita.

Sono tornato musicalmente al passato – dice Ramazzotti – per un disco molto suonato e positivo”.

“Perfetto” è un disco chitarristico e americano, più del solito. Inciso oltreoceano, come già in passato, con musicisti internazionali: Vinnie Colaiuta, Michael Landau, Sean Hurley, il grande Jim Keltner (batterista con Ry Cooder, Bob Dylan, John Lennon) Lawrence Juber (nei Wings di Paul McCartney), Tim Pierce.

Dove in canzoni come la title track, Eros si rifà al rock FM statunitense, a suon di chitarre acustiche e 12 corde.

Ecco perché “E’ un disco suonato, cosa che ultimamente si sente poco”, spiega Eros.

Oggi si sentono tante canzone fatte con l’elettronica, mentre noi abbiamo fatto un’altra scelta, fin dal primo provino fino alle incisioni in studio con gli americani. Molte chitarre sono suonate da Guidetti, quindi c’è anche molta Italia. Abbiamo cercato di unire la cultura italiana con quella americana”.

E ancora, contrariamente al lavoro precedente, nelle 14 canzoni non c’è nessun duetto: “Uno ci sarebbe stato, ma l’ho messo da parte, perché è particolare, bisogna capire se funzionerà in futuro” spiega, senza rivelare rivelare il nome.

Ma ormai, negli ultimi anni, gli artisti fanno molti duetti. Io sono stato un precursore dei duetti, fin dagli anni ’80, ma questa volta ho voluto provare questa strada. Già un mio disco di cinque anni fa non aveva ospiti: semplicemente, a volte non ci sono i brani giusti per farli”.

Un lavoro molto ambizioso, dal respiro internazionale ma saldamente ancorato alla scena autorale italiana, con brani scritti da Francesco Bianconi (Baustelle) e Kabbalà, Pacifico, Federico Zampaglione e Mogol.

Eros vi ha lavorato a questo album nel corso degli ultimi due anni, seguendo, forse per la prima volta, la lavorazione dall’inizio alla fine in ogni dettaglio.

E relativamente al titolo, dietro di esso non si nasconde alcuna intenzione presuntuosa.

La perfezione non esiste. Si tenta di raggiungerla ma non si riesce mai. Quindi il titolo è ironico e poi è un modo di dire universale, che noi usiamo come intercalare ma che usano anche all’estero”.

Un disco suonato e per questo perfetto perché può essere portato dal vivo. Ma non negli stadi.

Forse il mio pubblico è più da poltrona. Nei palazzetti la gente è più umana, il massimo sarebbero i teatri, lì se in mezzo alla persone. Lo stadio è una bella emozione, ma quando l’ho fatto non me l’ha creata così tanto. Forse adesso di più perché sono cresciuto, sto meglio sul palco, una volta ero più scontroso…”.

A settembre, infatti, partirà un gran tour nei palazzetti. Uno spettacolo che si preannuncia perfetto, proprio come l’album: “Voglio che la gente ascolti un muro di musica, il resto fa da contraltare. Se è fatto bene, meglio, ma non credo che la gente esca contenta da un concerto perché ci sono belle immagini ormai”.

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