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acque contaminate
Sostanze cancerogene nelle acque venete. È quanto emerge negli ultimi giorni. Regione ed esperti dell’Istituto Superiore di Sanità e dell’Oms hanno reso nota la situazione: “Più di 60mila persone residenti nelle zone a maggior impatto sono contaminate. Altre 250 mila sono interessate dal problema”, dice l’assessore regionale alla Sanità, Lucio Coletto.

Presentati i risultati del biomonitoraggio che la Regione Veneto ha effettuato con l’Iss sulla popolazione esposta ai Pfas, “possibili cancerogeni” per lo Iarc. Nel sangue dei veneti scorrono quantità rilevanti di Pfas, composti chimici prodotti per decenni dalla fabbrica Miteni di Trissino. Composti utilizzati per impermeabilizzare pentole e tessuti.

I Pfas hanno raggiunto le falde acquifere di Vicenza, Verona e Padova, e province. La zona maggiormente colpita è quella compresa fra i comuni di Montecchio Maggiore, Lonigo, Brendola, Creazzo, Altavilla, Sovizzo, Sarego, in provincia di Vicenza.

Un impatto minore interessa la zona dei comuni di Mozzecane, Dueville, Carmignano, Fontaniva, Loreggia, Resana e Treviso.

Nell’agosto 2013 erano stati messi in sicurezza alcuni acquedotti con i carboni attivi, ma fino a quella data la popolazione è stata intossicata.

La Regione Veneto, sotto il coordinamento dell’Iss ha fatto sapere di voler avviare uno studio epidemiologico che durerà circa 10 anni che inizierà con le 60mila persone maggiormente esposte alle sostanze contasminate.

Fra le conseguenze per la salute vi sono colesterolo alto, ipertensione, alterazione dei livelli del glucosio, effetti sui reni, patologie della tiroide e, nei soggetti maggiormente esposti, tumore del testicolo e del rene.

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