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pensioni

Raggiunto ieri l’accordo tra governo e sindacati sulle pensoni. Alla previdenza saranno destinati 6 miliardi di euro in tre anni. Con la metà delle risorse ci cercerà di favorire l’uscita flessibile dal mercato del lavoro (attraverso un anticipo pensionistico o Ape, sconti contributivi per lavoro precoce e usurante).

Con l’altra metà si sosterranno invece le pensioni più basse (attraverso quattordicesima e no tax area). Ecco tutte le principali novità di questa nuova manovra economica e fiscale.

Per chi ha lavorato 12 mesi effettivi, anche non continuativi, prima del compimento dei 19 anni l’uscita sarà anticipata a 41 anni di contributi se si appartiene alle categorie di lavoratori in difficoltà, disoccupati senza ammortizzatori sociali, disabili e chi ha svolto attività gravose.

Soluzione questa trovata per i lavoratori precoci, che hanno iniziato a lavorare prima della maggiore età.

Assegno ‘minimo’ per accesso ad Ape
Per accedere all’Ape, l’anticipo pensionistico su base volontaria, bisognerà avere maturato una pensione “non inferiore a un certo limite”. Il limite minimo non è stato ancora definito.

La quattordicesima sarà estesa a 3,3 milioni di persone, ovvero ai pensionati con redditi complessivi personali fino a 1.000 euro al mese (ovvero fino a due volte il minimo). Si tratterà quindi di quasi 1,2 milioni in più rispetto alla attuale platea di beneficiari.

Per coloro, ovvero 2,2 milioni di persone, che hanno già il beneficio l’importo sarà aumentato, ma non è ancora stato definito il rialzo in base agli scaglioni di contributi versati. Nel complesso per l’aumento di chi già riceve la somma aggiuntiva si spenderà il 30% dello stanziamento dedicato a questo capitolo.

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