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dj fabo eutanasia
Poco prima di morire, con il dolore nella voce, dj Fabo lascia un testamento morale, con tanto di accuse: “Sono finalmente arrivato in Svizzera e ci sono arrivato, purtroppo, con le mie forze e non con l’aiuto del mio Stato”.

Una considerazione straziante che arriva proprio dalla voce dell’artista che dall’estate del 2014, è cieco e tetraplegico. Un uomo che ha tentato di tutto, per migliorare la sua condizione di vita ma che purtroppo non c’è stato nulla da fare.

Voleva “essere libero di morire”, come chiedeva poco più di un mese fa nell’accorato appello rivolto al presidente della repubblica Mattarella. Ed è morto questa mattina in Svizzera, dopo essersi sottoposto a un’ulteriore visita medica di controllo delle condizioni fisiche che lo hanno poi portato a scegliere la strada del suicidio assistito.

Ma prima di farlo Fabo ha voluto ringraziare una persona, colui che lo ha aiutato, “una persona che ha potuto sollevarmi da questo inferno di dolore, di dolore, di dolore. Questa persona si chiama Marco Cappato e lo ringrazierò fino alla morte. Grazie Marco. Grazie mille”.

Secondo Filomena Gallo, segretario dell’Associazione Luca Coscioni, Marco Cappato rischia “fino a 12 anni di reclusione”. Cappato ha accompagnato Dj Fabo in Svizzera per l’eutanasia ed è il tesoriere dell’associazione.

Filomena Gallo, ai microfoni di Sky Tg24, ha approfittato anche per ricordare che molti malati sono costretti a emigrare all’estero per scegliere di morire di eutanasia e questo non è giusto, è certamente discriminatorio anche per i costi alti da sostenere, anche di 10 mila euro.

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