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consumo di sale
Dal 20 al 26 marzo si celebra la Settimana Mondiale del Sale, promossa dalla World Action on Salt & Health (WASH), associazione mondiale con partner in 95 Paesi dei diversi continenti.

Il sale, si sa, non solo aumenta la pressione arteriosa, facendo salire pure il rischio di infarto del miocardio e di ictus cerebrale, ma può indurre anche altre patologie come i tumori dell’apparato digerente, l’osteoporosi e la malattia renale cronica.

Per sensibilizzare ad una corretta alimentazione e assunzione di questo alimento, è stata promossa questa settimana di prevenzione, con visite gratuite, brochure informative, consulto di esperti.

I quali, hanno come obiettivo quello di raggiungere, entro il 2025, una riduzione dei consumi di sale a livello mondiale pari al 30%.

Per fare ciò, consigliano a ciascuno di leggere attentamente l’etichetta nutrizionale per scegliere in ciascuna categoria i prodotti a minore contenuto di sale e cercare prodotti a basso contenuto di sale, cioè inferiore a 0.3 grammi per 100 g (corrispondenti a 0.12 g di sodio). Ridurre l’uso di sale aggiunto sia a tavola che in cucina, preferendo il sale iodato, e utilizzando in alternativa le spezie, le erbe aromatiche, il succo di limone o di aceto per insaporire ed esaltare il sapore dei cibi. Limitare l’uso di altri condimenti contenenti sodio (dadi da brodo, salse, maionese ecc.), ridurre il consumo di alimenti trasformati ricchi di sale, come snack salati, patatine in sacchetto, salumi e formaggi, cibi in scatola. Infine, evitare l’aggiunta di sale nelle pappe dei bambini, almeno per il primo anno di vita.

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