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Il Ministero della Salute dovrà risarcire centinaia di persone che hanno subito seri danni da emotrasfusione con sangue infetto. L’ha deciso la prima Corte d’appello civile di Roma, i cui giudici hanno respinto l’appello proposto dal ministero contro una sentenza emessa dal tribunale monocratico di Roma nel 2006.

I giudici hanno affidato a un separato giudizio la quantificazione dei danni biologici, morali e patrimoniali riconosciuti (che dovrebbero ammontare ad un totale di almeno 30milioni di euro).

Il ministero nel suo appello sosteneva che, derivando il danno da una serie di trasfusioni, sarebbero state responsabili le singole Regioni in quanto depositarie dei compiti amministrativi in materia di salute umana e veterinaria.

Per i giudici invece “il Ministero della Salute è tenuto ad esercitare un’attività di controllo e di vigilanza in ordine alla pratica terapeutica della trasfusione del sangue e dell’uso degli emoderivati sicché risponde dei danni conseguenti ad epatite ed a infezione da HIV, contratte da soggetti emotrasfusi, per omessa vigilanza sulla sostanza ematica e sugli emoderivati“.

Grande soddisfazione per la sentenza è stata espressa dall’avvocato Marcello Stanca, presidente nazionale dell’Amev Firenze e patrocinatore di alcuni dei danneggiati.

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