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Nel cervello dei malati di Alzheimer, la proteina Tau viene modificata in modo che, invece di adempiere alle sue funzioni normali, formi filamenti che si accumulano in grovigli, danneggiando le cellule nervose.

I ricercatori del Mrc guidati da Michel Goedert e Sjors Scheres, insieme ai colleghi dell’ateneo statunitense Bernardino Ghetti e Holly Garringer, hanno evidenziato l’importanza della loro scoperta, pubblicata online in questi giorni su ‘Nature’. Scoperta che Ghetti definisce come una delle più importanti degli ultimi 25 anni nel campo della ricerca sulla malattia di Alzheimer.

“E’ un grande passo avanti“, sottolinea il ricercatore. “È chiaro che la Tau è estremamente importante per la progressione dell’Alzheimer e di alcune forme di demenza. Ora per quanto riguarda la progettazione di agenti terapeutici le possibilità diventano enormi“.

Le proteine Tau sono un elemento stabilizzante nei cervelli sani, ma quando diventano difettose possono formare fasci di filamenti – grovigli – noti come marcatori primari dell’Alzheimer e di altre malattie neurodegenerative. Ma i filamenti di Tau sono invisibili all’occhio di un microscopio ‘light’, precisa Ghetti, e senza immagini ad alta risoluzione che mostrano la loro struttura atomica, è stato difficile decifrare il loro ruolo nello sviluppo di queste patologie.

Il team ha così fatto ricorso ad una tecnica di imaging emergente, la crio-microscopia elettronica (Cryo-electron microscopy) che permette lo studio di campioni a temperature molto basse, per andare a vedere dettagli a livello atomico nelle strutture di queste proteine. Ghetti e Garringer hanno esplorato più aree del cervello e il Dna del paziente con Alzheimer per facilitare l’analisi delle proteine Tau mediante la crio-microscopia elettronica. Le nuove immagini e la loro analisi, potrebbero aiutare gli scienziati a comprendere meglio i meccanismi molecolari che causano l’Alzheimer e identificare nuove strategie di prevenzione, di diagnosi e cura per questa e altre malattie neurodegenerative.

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