Durante un convegno tenutosi oggi presso l’Istituto Superiore di Sanità su un monitoraggio condotto nei centri di Terapia Intensiva Neonatale , emerge che che nel 2008 hanno aderito all’Italian Neonatal Network (56 centri su un totale di circa 120, con una distribuzione non uniforme sul territorio nazionale: il 57% al Nord, il 16% al Centro e il 27% al Sud).
Ebbene, i principali fattori di rischio di morte neonatale in Italia sono l’immaturità (con rischi maggiori al diminuire dell’epoca gestazionale dalla 29esima alla 23esima settimana), i difetti congeniti maggiori, il sesso maschile rispetto al femminile, la residenza al Centro-Sud rispetto al Nord.
Scopo dello studio è quello di promuovere la sorveglianza sulle nascite prima della 32esima settimana di gestazione, dove il 5% dei nati, ricoverati nelle terapie intensive presenta difetti congeniti maggiori, e circa il 10% è piccolo per l’età gestazionale.
Le cause più frequenti sono: la malattia delle membrane ialine (72%), la pervietà del dotto arterioso (36%), la bronco displasia (26%) e le infezioni dopo i 3 giorni dalla nascita (14%).
Quasi un terzo dei piccoli ricoverati (30,5%) è nato da gravidanze gemellari.