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Il contributo che l’Italia da per ora nella missione contro le forze libiche fedeli a Muammar Gheddafi, consiste nel mettere a disposizione le 7 basi aeree sul territorio.

Questo è ciò che il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, al termine del vertice a Parigi sulla crisi in Libia ha dichiarato ufficialmente ieri dando il via così all’azione aerea della No Fly Zone su Paese.

Le basi militari sono una partecipazione importante, ha sottolineato il premier, d’accordo anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

“Potrà essere richiesto al Paese di intervenire, al momento abbiamo ancora la speranza che ci possa essere un ripensamento da parte del regime libico e che possa ritenere di sua convenienza porre fine alla repressione” ha spiegato Silvio Berlusconi.

Alle 17.45 (ora italiana di ieri 19 marzo 2011), è partito ufficialmente l’attacco contro Muammar Gheddafi.

Il via è stato dato dagli aerei francesi con diversi caccia “Rafale” che, secondo quanto riferito dalla tv Al Jazeera, avrebbero colpito e distrutto 4 carri armati libici, nella zona a sud-ovest di Bengasi.

Il ministro degli Esteri Franco Frattini, ha dichiarato che il coordinamento dell’operazione militare internazionale in Libia è già attivo a Capodichino, Napoli.

Francia, Stati Uniti, Gran Bretagna, Italia, Canada e Spagna hanno scatenato la loro offensiva contro il leader libico e il suo regime per dare la libertà ai civili. Gli attacchi partono dal mare e dal cielo.

L’hanno chiamata “Odissey Dawn” (“Alba di Odissea”). Nel pomeriggio di ieri, si sono mossi per primi i ricognitori e i caccia di Sarkozy. Poi, è stata la volta delle navi e i sommergibili americani hanno scatenato una pioggia di oltre un centinaio di missili “Tomawhak” su obiettivi strategici (installazioni militari, caserme, depositi d’armi e di carburante, strutture di comunicazione).

Più tardi, durante la notte, altri raid francesi e poi anche inglesi. Tripoli è in fiamme e la contraerei libica risponde all’attacco, un po’ alla cieca contro i Mirage francesi e i Tornado britannici.

E dalle postazioni libiche si alzano anche grida di “Allah è grande”. Gheddafi lancia una sfida all’occidente e in un messaggio ai leader mondiali fa sapere che il popolo libico sarebbe pronto a morire per lui. Ma non solo.

Il portavoce del suo governo, Ibrahim Moussa, invia un messaggio di avvertimento: “Il consiglio di sicurezza non è autorizzato a intervenire negli affari interni di un paese. Questa è un’ingiustizia. È una chiara aggressione e c‘è il rischio di conseguenze incalcolabili nel Mediterraneo e in Europa. Vi pentirete nel caso decideste di intervenire nelle nostre questioni interne”.

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