Spread the love


Se il nostro compagno ci ha lasciate, oppure è andato via per sempre senza alcuna spiegazione, si è state rifiutate o escluse da qualche cosa: la sofferenza che ne deriva può essere paragonata a un dolore fisico, come quello che si prova ad esempio, ricevendo una botta sulla testa.

Accade infatti che si attivano, in entrambe le situazioni, le stesse aree neurali. A dimostrarlo lo studio condotto da Ethan Kross all’Università del Michigan, presso Ann Harbor, pubblicato sulla rivista “Proceedings of the National Academy of Sciences”.

Ebbene queste aree del cervello si accendono in risposta al dolore dell’abbandono, come quando un partner ci lascia, sono le stesse che si accendono in presenza di un dolore fisico acuto, come potrebbe essere una scottatura.

Allo stesso modo, entrano in gioco la corteccia secondaria somatosensoriale e l’insula dorsale posteriore, area la cui attivazione era stata osservata finora solo in risposta a stimoli fisici.

Durante lo studio, i ricercatori hanno coinvolto un gruppo di volontari reduci da una fresca separazione che erano stati abbandonati, ‘traditi’. Persone che sentivano tutta la tristezza del rifiuto e dell’abbandono, la cui intensità è stata misurata da questionari psicologici.

Attraverso una risonanza magnetica, gli esperti sono riusciti a stabilire cosa succede nel loro cervello quando si richiama alla loro memoria la ferita dell’abbandono, magari mostrando la foto dell’amato che li ha lasciati.

Poi hanno sottoposto i volontari a un dolore fisico, per mezzo di uno stimolo termico pari a quello provocato dall’afferrare una tazza di caffè bollente. Da qui gli scienziati hanno osservato con la risonanza questa reazione nel cervello dei volontari, arrivando alla conclusione che in tutti e due i casi si attivano le stesse aree cerebrali.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.