Serviranno circa due anni per avere risultati da Brave Dreams (“Sogni coraggiosi”, per BRAin VEnous DRainage Exploited Against Multiple Sclerosis), la sperimentazione diagnostica e terapeutica promossa dall’Azienda ospedaliera-universitaria di Ferrara che servirà a valutare l’efficacia dell’angioplastica venosa nel controllo della sclerosi multipla.
Ad affermarlo il professor Paolo Zamboni, direttore del Centro Malattie Vascolari dell’Università di Ferrara, in un’intervista a ‘La Repubblica’.
Secondo Zamboni, la CCSVI (Insufficienza Venosa Cronica Cerebrale), è una patologia che determina il cattivo funzionamento delle vene, avendo un ruolo importante nella genesi della Sclerosi Multipla.
Attraverso un trattamento della patologia con angioplastica si potrebbero modificare e migliorare i sintomi della SM.
Fino a quando, però, non si avranno delle prove certe sull’efficacia dell’intervento, il professore sconsiglia ai pazienti di farsi operare se non inseriti in un programma di sperimentazione.
Inoltre, il professor Zamboni, sottolinea che ci sono molti casi di recidive dopo l’operazione. Nell’intervista, Zamboni fa anche il punto della situazione spiegando i dati degli studi sulla Ccsvi: “Assemblando tutte le ricerche di questo tipo fatte sinora si arriva a una casistica di 1.400 malati e 500 sani in cui, complessivamente la Ccsvi è presente nel 71% dei malati e nell’8% dei sani. Mi sembrano percentuali compatibili con l’ipotesi che la Ccsvi sia fra i fattori causali della sclerosi multipla”.