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Una nuova scoperta italiana apre la strada verso una possibile cura di questa brutta malattia. A rivelarlo la rivista scientifica “Nature Neuroscience”.

Tutti i trattamenti sperimentati finora, avevano lo scopo di rallentare nei pazienti la sclerosi multipla, nei quali si verifica un bombardamento da parte delle difese immunitarie contro la guaina di mielina che riveste le fibre nervose.

Una volta che questa si è spezzata in diversi punti, causa interruzioni nel flusso di informazioni da e verso il cervello, provocando così difficoltà motorie, sensoriali e psico-cognitive.

Grazie alla ricerca coordinata da Carla Taveggia dell’ospedale San Raffaele di Milano, in collaborazione con la New York University e l’Hospital for Special Surgery di New York, si è scoperto nel 2006 che la Neuregolina 1 di tipo III è il fattore che regola la crescita della mielina.

Successivamente, altri studi, guidati dallo staff italiano hanno rivelato che è la molecola Tace (Tumor necrosis factor Alpha-Converting Enzyme) ad agire direttamente sulla Neuregolina 1.

L’intuizione di Carla Taveggia è stata quella di utilizzare questa molecola come interruttore per attivare la produzione di mielina.

I pazienti affetti da sclerosi multipla, che in Europa sono 400mila e in Italia 63mila, sperano di poter rigenerare questa sostanza bianca che riveste i neuroni in modo da bloccare la malattia ed evitare che i sintomi aumentino.

Tale scoperta potrebbe essere utilizzata nella cura di altre malattie causate dalla mielina, come le neuropatie periferiche ereditarie o alcune forme di leucodistrofia del sistema nervoso centrale.

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