Un’importante scoperta arriva per le persone affette da artride reumatoide. Grazie ad uno studio condotto da Gianfranco Ferraccioli, Ordinario di Reumatologia e responsabile dell’Unità operativa di Reumatologia dell’Università Cattolica- Policlinico A. Gemelli di Roma è stato possibile individuare le cellule responsabili dei casi più gravi di questa malattia autoimmune che interessa l’1-2% della popolazione il cui numero dei casi aumenta con l’avanzare dell’età.
Si tratta di linfociti B “duri a morire” capaci di resistere alle cure standard, riuscendo ad operare anche un danno molto più consistente alle articolazioni.
Tali cellule, già note per il loro ruolo nella leucemia linfatica cronica, sono effettivamente difficili da controllare.
La nota positiva è quella che esistono già dei medicinali e dei protocolli atti a tenere i linfociti b sotto controllo, ma questi, presto verranno testati sull’artrite reumatoide e se funzioneranno, si avrà una nuova cura per questa brutta malattia autoimmune che colpisce in Italia circa 240.000 persone.
Tale studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica “Molecular Medicine”.
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