Nuova scoperta, cellulari fanno bene al cervello

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Lo scorso febbraio una ricerca americana aveva scoperto che i cellulari sono capaci di alterare l’attività cerebrale, provocando un aumento del glucosio.

Ora, invece, un gruppo di ricercatori italiani, diretto da Paolo Maria Rossini dell’Istituto di Neurologia dell’Università Cattolica-Policlinico Gemelli di Roma, ha scoperto che i telefonini riescono ad accrescere l’eccitabilità dei neuroni posti in prossimità dell’antenna.

Rossini, che ha lavorato insieme al Campus Bio-Medico e all’Università La Sapienza, spiega: «Abbiamo analizzato le performance di soggetti sani mediante alcuni test cognitivi prima e dopo aver esposto il loro cervello alla stimolazione GSM (reale o finta) prodotta dai telefoni cellulari».

Attraverso un encefalogramma è stato possibile osservare anche l’attività cerebrale durante i test e valutare la possibile influenza dei telefonini.

Da qui la scoperta che l’esposizione al GSM può «in qualche maniera migliorare l’efficienza neurale» e permettere ai soggetti «di rispondere «in maniera più veloce, pur attivando una quantità inferiore delle loro risorse neurali».

In sostanza, coloro che sono stati esposti ai cellulari hanno svolto meglio il test pur “consumando” meno risorse mentali.

Questo sarebbe possibile grazie alla modulazione delle frequenze alfa del cervello, associate all’attenzione e alla concentrazione, operate dalle onde elettromagnetiche dei cellulari.

Un uso prolungato del cellulare – per esempio 45 minuti, dice Rossini – aumenta l’eccitabilità dei neuroni sottostanti il telefonino per l’ora successiva all’esposizione «Questo dato di per sé non è né positivo né negativo ma ci incita ad approfondire con ricerche ulteriori l’influenza dei cellulari sull’attività neurale e le conseguenze potenziali di essa».

Poi conclude «quello dei cellulari potrebbe essere un effetto positivo, per esempio, in situazioni in cui l’obiettivo sia aumentare l’eccitabilità del cervello di un soggetto malato, diminuzione nella deposizione di sostanza tossica “beta-amiloide” in risposta all’esposizione ai telefonini nei malati di Alzheimer, ma potrebbe essere un fatto negativo quando a essere stimolato è un cervello già di per sé troppo eccitato, come in caso di epilessia».

Giovanna Manna

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