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Un gruppo di scienziati èe riuscito a decodificare il genoma del batterio della Peste Nera, la pandemia più terribile che abbia colpito l’uomo tra il 1347 e il 1352 e che decimò la popolazione europea, riducendola di un terzo degli abitanti.

Tale epidemia viene chiamata anche Grande Morte o Morte Nera, e che inzialmente si pensava potesse provenire da alcune regioni dell’Asia Centrale e si fosse diffusa nel giro di pochi anni in tutto l’occidente.

Ora a distanza di diversi secoli, i ricercatori canadesi della McMaster University nell’Ontario e quelli tedeschi dell’Università di Tubinga sono riusciti a ricostruire il codice genetico dell’agente patogeno, e lo hanno fatto partendo dalla polpa dentaria che è stata estratta da alcuni scheletri rinvenuti di recente nel sottosuolo di Londra, di donne e uomini deceduti per la peste e sepolti in una fossa comune per evitarne poi il contagio.

Ebbene, dai risultati di questo studio, pubblicato sulla rivista Nature, emerge che quel ceppo di batterio potrebbe essere stato nient’altro che l’antenato di tutte le pesti che si sono avute sino ad oggi sul nostro pianeta. E da esso, comparso tra il 1100 e il 1200, sarebbero poi derivati i focolai successivi.

Gli esperti, sono arrivati a questa conclusione, dopo aver sviluppato una tecnica rivoluzionaria che permette di studiare il codice genetico di qualsiasi agente patogeno del passato. Questa importante scoperta, potrà servire per aiutare sia la ricerca storica che quella scientifica, a capire meglio il meccanismo dell’evoluzione dei più pericolosi batteri.

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