Arrivano notizie incoraggianti dal XLVIII Congresso Nazionale della Società Italiana di Reumatologia, in corso a Rimini.
Pare, infatti, che potrebbero essere presto disponibili dei nuovi test per curare l’Artrite Reumatoide e la Sclerodermia, patologie reumatiche fortemente invalidanti che colpiscono soprattutto le donne.
Ebbene, il risultato potrebbe arrivare dai biomakers; grazie ai quali, è possibile prevedere lo sviluppo delle due patologie, riuscire a valutarne l’aggressività e la risposta al trattamento farmacologico. Conseguentemente, poter anche ottimizzare i costi socio-economici ad essa connessi.
A Rimini, per esempio, sono stati presentati i risultati di due nuovi studi italiani.
Molte delle malattie reumatiche, ha spiegato Nazzarena Malavolta, responsabile del Centro di Reumatologia dell’AO Universitaria S. Orsola-Malpighi di Bologna hanno uno sviluppo su base autoimmune con una componente genetica che è importante nel determinare la suscettibilità allo sviluppo della malattia.
Da qui, pare l’impegno nell’identificare dei marcatori, genetici e non, che siano in grado di predire come evolverà la patologia.
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