Istat: cala la fiducia dei consumatori e le retribuzioni contrattuali sono ferme a novembre

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L’Istat in un rapporto, fa sapere che le retribuzioni contrattuali orarie sono ferme a novembre e che su base annua segnano il +1,5%, ovvero la minore dall’ottobre 2010, sottolineando così, il divario che esiste tra l’aumento delle retribuzioni su base annua e il 3,3% ossia il tasso d’inflazione, su base tendenziale, il quale è riuscito a toccare una differenza dell’1,8%, ai massimi dal 1996.

Nella media del periodo, infatti tra gennaio-novembre 2011 l’indice è cresciuto dell’1,8% rispetto al periodo precedente dell’anno scorso. Le retribuzioni orarie contrattuali, registrano pertanto un incremento tendenziale dell’1,9% per i dipendenti del settore privato nonché una variazione nulla per quelli della pubblica amministrazione.

Così, i settori che a novembre presentano degli incrementi maggiori rispetto allo stesso mese dell’anno prima, fa sapere l’Istat, sono principalmente: gomma, plastica e lavorazioni minerali non metalliferi e attività dei vigili del fuoco (per entrambi +3,1%). Mentre tutti i comparti che riguardano la pubblica amministrazione, a eccezione dei vigili del fuoco, le variazioni sono nulle.

A tal fine, i consumatori lanciano l’allarme, in quanto il potere d’acquisto è calato quest’anno conseguentemente dell’ 1,8% per le famiglie a reddito fisso.

A segnalarlo è la Federconsumatori mentre il Codacons sostiene che il Governo Monti debba almeno fare un patto di lealtà e di serietà con sindacati e le associazioni di consumatori.

A dicembre, peggiora, inoltre la fiducia dei consumatori: in quanto, l’indice del clima, secondo quanto rende noto l’Istat, è sceso addirittura da 96,1 a 91,6, trattasi del dato peggiore dal 1996, quando iniziarono appunto le rilevazioni.

Calano, dunque anche i saldi relativi alle valutazioni prospettiche che riguardano il risparmio (da -72 a -85) e sulla convenienza all’acquisto di beni durevoli (da -87 a -99). Peggiorano pertanto, le aspettative di disoccupazione (il saldo passa dall’80 al 86) e quelle generali sull’economia italiana (dal -46 al -55).

Giovanna Manna

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