E’ davvero a livelli record il divario che esiste tra salari e prezzi: a rivelarlo è l’Istat, la cui forbice tra l’aumento delle retribuzioni su base annua dell’1,2% e il livello d’inflazione sarebbe pari al 3,3%, giunta al 2,1% di marzo.
Tale livello più alto, registrato dall’agosto del 1995, quando era pari al 2,4%. Le retribuzioni, sono infatti ferme a marzo: e sempre secondo l’Istat, si sarebbe registrata una variazione pari a zero rispetto a febbraio. Su base annua, poi, rispetto a marzo 2011, c’e’ un incremento dell’1,2%. Si tratta di una crescita tendenziale la più bassa dal 1983, ovvero dalla pubblicazione delle serie storiche.
Nel primo trimestre, sono infatti, cresciute dell’1,3% rispetto al primo trimestre del 2011. Le retribuzioni orarie contrattuali registrano dunque, un incremento tendenziale dell’1,7% per i dipendenti del settore privato e una variazione praticamente nulla per quelli della pubblica amministrazione.
I settori che a marzo presentano degli incrementi maggiori sono quelli del tessile, dell’abbigliamento e della lavorazione delle pelli, chimiche, comparto di gomma, plastica e lavorazioni minerali non metalliferi e quello delle telecomunicazioni.
Sono invece, nulle le variazioni nel settore agricolo, nel credito e assicurativo come del resto in tutti i comparti che appartengono alla pubblica amministrazione.
Un dipendente su tre attende il rinnovo del contratto di lavoro, lo dicono gli ultimi dati Istat con una percentuale 32,6% nel totale dell’economia. Nel settore privato, tale percentuale scende al 12,3% (circa 1 lavoratore su 6).
Sembra, dunque che l’attesa del rinnovo per questi lavoratori con il contratto scaduto sia in media, di 27 mesi sia nel totale che nell’insieme dei settori privati. Al contrario, un anno fa, i lavoratori che aspettavano il rinnovo erano molto di più alto ovvero del 37,8%.
Nel 2012, l’Istat ha rilevato che a marzo non si sono osservate né le scadenze, né i rinnovi contrattuali. Alla fine di marzo in vigore sono 42 gli accordi, che regolano il trattamento economico di 8,8 milioni di dipendenti; che ad essi corrisponde il 61,8% del monte retributivo complessivo.
Ebbene, nel settore privato, invece, l’incidenza è dell’84,3%, con quote che si differenziano per attività economica: la cui copertura è del 93,5% per il settore agricolo, del 98,4% per l’industria e del 69,3% per i servizi privati.
In sostanza, i contratti in attesa di rinnovo sono 36 e di questi, pare che 16 appartengano alla pubblica amministrazione ossia a circa 4,3 milioni di dipendenti.
Tutti i contratti della pubblica amministrazione, a partire da gennaio 2010, sono scaduti e pertanto rimangono tali, come prevede la legge che ne stabilisce il blocco delle procedure contrattuali e negoziali del triennio 2010-2012.
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