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In un’intervista rilasciata al Secolo XIX, Claudio Baglioni parla prima del suo O’Scià, spiegando come il festival di Lampedusa sia “sempre stato riparato dai riflettori della tv, per cui ci si è conosciuti meglio, in modo meno frenetico“.

E soffermandosi sul fatto che la musica abbia ancora un’importanza sociale, ha qualche dubbio, infatti dice: “Essenzialmente è ritmo ed emozione, escludo invece che debba essere sempre tendenza o personaggi in vista. Certo, lo abbiamo visto proprio quando ci siamo messi a fare cose sensate e utili senza la pressione di vendere dischi o fare cassa ai concerti: se alcuni di noi chiamano all’adunata il loro pubblico, il risultato può essere positivo“.

Il cantautore romano sostiene poi che le canzoni “non siano una medicina assoluta ma sempre, quando il mondo ha sognato, c’è stata buona musica, buon cinema, ottima arte. Oggi viviamo un autunno che non è solo della classe dirigente, che fa schifo. Viviamo una tenebra che dovrebbe spaventarci. E allora abbiamo bisogno di certezze“.

Claudio Baglioni menziona “Uomini persi” e dice “è uno dei miei brani meno popolari ma che esprime la speranza che troppi di noi perdono“.

Infine anticipa: “E allora per Natale sarà pronto un disco con quelle atmosfere, quei canti, anche religiosi, alcuni notissimi, stranieri, che farà con un’orchestra sinfonica diretta da Goeff Westley. Poi aggiunge “C’è bisogno di viaggi sentimentali. Nessuno ha più dato il meglio di sé ma il peggio. Sono successe cose indegne, piccolo cabotaggio persino negli scandali. Così nel 2013 tornerò con due dischi di inediti e un tour rivoluzionario. Ma prima farò un tuffo di 50 anni, a quando ero bambino. E il mondo era racchiuso in una radio. Vedrete che ritmo“.

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