Greenpeace denuncia oltre 20 aziende di moda che producono abiti tossici: da Armani a Zara

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Greenpeace denuncia alcuni marchi noti della moda, in quanto dopo avare analizzato gli indumenti di queste aziende italiane e straniere ha pubblicato i dati del rapporto “Toxic threads – The fashion big stitch-up“.

Ebbene “I 20 principali brand di moda vendono indumenti contaminati da sostanze chimiche pericolose che possono alterare il sistema ormonale dell’uomo. E se rilasciate nell’ambiente, possono diventare cancerogene”, questa la denuncia di Greenpace.

Nel mirino sono finite maison del lusso e diverse multinazionali della moda come: Benetton, Zara, C&A, Diesel, Levi, Esprit, Gap, Armani, H&M, Calvin Klein, Jack & Jones, Only, Vero Moda, Blažek, Victoria ‘s Secret, Mango, Marks & Spencer, Metersbonwe, Tommy Hilfiger e Vancl.

Pare che dei 141 capi analizzati, tutti questi marchi, in percentuali diverse, contengano Nonilfenoli Etosillati (NPE), ovvero delle sostanze sintetiche impiegate come surfctanti (utilizzate per abbassare la tensione superficiale dei liquidi) anche nell’industria del tessile.

A preoccupare però l’associazione sono soprattutto gli esiti dei test su alcuni capi di Armani, Tommy Highfield e Victoria’ Secret, risultati positivi agli ftalati (potenti interferenti endocrini), e alcuni capi del marchio Zara, che conterrebbero amine aromatiche cancerogene e per questo vietate.

Greenpeace a tal fine chiede a questi marchi di abbigliamento di impegnarsi ad azzerare l’utilizzo di tutte le sostanze chimiche pericolose entro il 2020 – come già è stato fatto da marchi come H&M e M&S – e di imporre ai loro fornitori di rivelare alle comunità locali i valori di tutte le sostanze chimiche tossiche rilasciate nelle acque dai loro impianti.

Giovanna Manna

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