Il suo nome è Oncotype DX ed è capace di rivelare il rischio di recidiva nel cancro al seno. Ma secondo gli esperti internazionali che si sono riuniti in questi giorni a St. Gallen in Svizzera, questo test genomico sebbene sia prezioso è ancora poco utilizzato.
Ricordiamo che il tumore al seno, costituisce il 30% di tutte le neoplasie femminili, tanto che ogni anno si registrano solo nel nostro Paese 40 mila nuovi casi. Ma il cancro della mammella non è una neoplasia rara.
Il problema più grande non è quello della cura dopo la prima diagnosi ma il rischio delle recidive e della loro prevenzione tramite la chemioterapia. Dopo l’intervento infatti, tante donne, per paura che il tumore si ripresenti in fase metastatica, vengono sottoposte a trattamenti costosi che causano grandi effetti collaterali , che spesso, invece, non sarebbero necessari. Ciò accade nonostante esista il test genomico, Oncotype DX, raccomandato da molte Linee Guida internazionali, come dall’American Society of Clinical Oncology (Asco) e dall’European Society of Medical Oncology (Esmo), essendo in grado di predire il rischio di recidiva, ma che invece, soprattutto in Italia è poco usato.
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