La Corte europea dei diritti dell’Uomo da’ ragione all’ex direttore del Giornale Maurizio Belpietro condannato ingiustamente per diffamazione a causa della pubblicazione di un articolo da parte di Raffaele Iannuzzi sui magistrati antimafia nel 2004. Pena fissata dalla Corte di Appello di Milano, in 4 anni di prigione, ma poi sospesa.
Per i giudici di Strasburgo, devono essere quelli nazionali a decidere le pene da scontare, ma secondo loro, la detenzione è ingiusta, oltre che incompatibile con la libertà di stampa salvo in casi del tutto eccezionali, ovvero quando la stampa incita alla violenza, cosa non emersa in questo caso.
Belpietro ha presentato ricorso, ma la condanna al carcere secondo la Convenzione europea per i diritti dell’Uomo, rappresenta una violazione dell’articolo 10, che garantisce la libertà di stampa per i giornalisti.
L’ex direttore, avrà con questa sentenza il diritto ad un risarcimento di 10 mila euro per danni subiti di natura non pecuniaria e di 5 mila euro per le spese legali sostenute.
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La cosa che stupisce di questa sentenza è che Belpietro è stato querelato da Giancarlo Caselli e Guido Lo Forte. Non due persone comuni, ma Magistrati che "non potevano non sapere" che questa querela era una alchimia fasulla contraria ai diritti dell'uomo.