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Secondo quanto riportato dalla Fondazione Veronesi sul proprio sito, rimuovere un tatuaggio non è un’operazione poi così semplice. Dipende dalla densità del colore, dalla profondità del pigmento, dalla policromia (il nero è più facile da eliminare, mentre per il bianco, e gli altri colori la cosa si complica) e dalla data in cui è stato fatto (più è fresco più è difficile da togliere).

Il metodo più sicuro, dicono gli esperti, è sicuramente il laser chiamato q-switch, che lascia la cute integra e senza alcuna cicatrice, con danni minimi ai tessuti.

Il professor Celleno raccomanda di applicare un’ora prima dell’intervento “sulla parte interessata una crema anestetica che possa attenuare il dolore, da cui l’operazione di rimozione non è esente, e prevenire l’eventuale formazione di vescicole. Anche in caso di tattoo di piccole dimensioni una sola seduta può non essere sufficiente: il trattamento, di norma, si completa in 4-6 trattamenti di 25 minuti ciascuno, con un intervallo di cinque-sei settimane l’uno dall’altro”.

E dopo ogni seduta trattare la parte con una crema antibiotica per evitare infezioni.

Inoltre, le autorità sanitarie italiane, congiuntamente con la Procura di Torino stanno svolgendo alcune indagini sul trattamento Skinial, brevettato in Germania e utilizzato anche in Italia, ma pericoloso per la salute.

Secondo il Ministero della Salute, i flaconcini iniettabili sotto pelle, che sono stati ritirati dalla circolazione, possono causare infezioni gravi e la formazione di granulomi epidermici.

Il pm Guariniello ha pertanto iscritto, nel registro degli indagati, per violazione del codice del consumo, il titolare dell’azienda che ha sede a Torino.

I flaconcini utilizzati nella rimozione del tatuaggio, vengono venduti come cosmetico, ma in realtà vengono iniettati sotto la pelle. Contengono un acido “depigmentante” capace di causare un “effetto necrotizzante” ovvero incidere su qualunque cellula, con tutte le conseguenze che ne derivano.

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