In un’intervista rilasciata a La Repubblica il militare 32enne che ha sparato al 17enne Davide Bifolco spiega: “Non sono un Rambo, è stato un incidente. Sono addolorato. Con pudore voglio chiedere alla famiglia di Davide perdono. Consapevole che niente e nessuna parola potrà attutire il dolore, che segnerà per sempre anche la mia vita”.
E continuando aggiunge: “Avevo il colpo in canna perché inseguivamo un latitante (In scooter con i due ragazzini c’era anche un ragazzo evaso dai domiciliari, ndr). Non ho mirato contro Davide, ma sono inciampato“.
La perizia confermerà che “in quel posto c’è un gradino“. “Io so – prosegue ancora il militare – che questa tragedia è stata la conseguenza impensabile, umanamente inaccettabile, di un incidente“. “Solo un terribile incidente“, sottolinea ancora.
E mentre si tengono i cortei di protesta per il ragazzino ucciso, il militare, che attende gli esiti degli accertamenti, si difende: “Sono inciampato mentre cercavo di bloccare l’altro ragazzo, che si divincolava“.
La famiglia di Davide Bifolco, attraverso il suo avvocato, ha raccolto alcune testimonianze ed è pronta a consegnarle alla Commissione dei diritti umani del Senato.
Domani è prevista l’autopsia sul cadavere del 17enne. Esami che fanno slittare la data dei funerali.
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