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Se l’impianto dell’emendamento del governo sul falso in bilancio dovesse essere sarà confermato, sono a rischio le intercettazioni per le indagini su questo tipo di reati quando non riguardano società grosse o quotate.

Abbassando l’impianto delle pene previste per le società quotate a da 1 a 5 anni non è più possibile l’utilizzo da parte degli inquirenti di avvalersi di questo strumento che invece scatta per pene oltre i sei anni.

Dall’emendamento al ddl corruzione sul falso in bilancio, a cui ha lavorato anche il ministero della Giustizia, si apprende infatti che non prevede più soglie di non punibilità né in percentuale né rispetto al volume d’affari, ma il mantenimento di una distinzione solo tra società quotate e non quotate, abbassando, per altro, la pena per queste ultime da un minimo di uno ad un massimo di cinque anni di detenzione.

Resta invece da 3 ad 8 anni la pena per le società quotate e la perseguibilità del reato d’ufficio.

All’impianto del testo mancano ancora i pareri di alcuni ministeri. Lo scopo è quello di tutelare le società più piccole, più esposte ad errori.

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