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Vene varicose, niente più cicatrici, ora si curano con il laser

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L’insufficienza venosa cronica degli arti inferiori è una patologia che colpisce il 25% delle donne e il 15% degli uomini fino ad arrivare al 50% negli over 60.

Con l’estate la “patologia” tende a peggiorare. Capillari, vene ecc, sono messe a dura prova dalle temperature, tendendo a dilatersi.

Ecco allora che il dott. Carlo Spartera, responsabile del reparto di Chirurgia vascolare della casa di cura Villa Valeria di Roma, consiglia di non sottovalutare la sintomatologia.

Perché i disturbi legati ad una cattiva circolazione tendono a progredire, e pertanto, “La prima cosa da fare è un ecodoppler”,
ossia un’indagine non invasiva che permette la misurazione del grado di insufficienza venosa.

Altro consiglio, è l’utilizzo di calze compressive, associate ad una terapia medica, infine, nei casi più gravi la chirurgia.

Su questo ultimo punto, spiega lo specialista “Si sta diffondendo sempre più in medicina l’uso del laser. L’intervento prevede una minuscola incisione all’interno della quale si fa passare una sottilissima sonda che emette il raggio laser, il cui operato viene seguito dall’esterno tramite monitor grazie al costante utilizzo di un eco-doppler. Il laser agendo sulla parete interna della vena, colpisce selettivamente alcune proteine che la compongono e la ‘chiude’, la sigilla. Un approccio, questo, che può dirsi conservativo rispetto al tradizionale approccio di rimozione della safena e delle sue collaterali. Si tratta di un intervento che dura tra i 30 e i 45 minuti con anestesia locoregionale e sedazione. Le percentuali di successo sono impensabili con le tecniche tradizionali e raggiungono il 90-95% con una percentuale di recidive del 5%. In uso da oltre 15 anni la metodica, chiamata EVLT (sigla per EndoVenous Laser Treatment) è in costante progressivo aumento, con il 70% dei trattamenti eseguiti in ‘one day surgery’ o ricovero diurno anche grazie alla virtuale assenza di complicazioni. Come attestato anche dall’autorità americana di controllo dei farmaci, degli alimenti e dei dispositivi medici (FDA). Inoltre, il decorso post operatorio è rispettoso sia della qualità di vita che delle esigenze del paziente che può tornare a camminare dopo appena qualche ora. Altra novità, infine, è che ora si possono trattare con questa tecnica anche le grandi vene come le safene (circa il 75% dei casi sono trattati con il laser) risparmiando l’invasività dell’accesso inguinale”.

Giovanna Manna

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