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Ignazio Marino ritira le dimissioni da sindaco di Roma dicendosi pronto a confrontarsi con la sua maggioranza in Consiglio comunale, luogo sacro secondo lui per la democrazia.

Slitta così anche la mossa delle dimissioni in massa. Riunione fiume del Pd e dei 25 consiglieri necessari per far cadere la giunta, ma cinque assessori restano fedeli al proprio sindaco.

Ignazio Marino ammette allora di aver commesso degli errori ma è anche deciso ad andare avanti rivendicando con orgoglio quanto fatto di buono dal “risanamento dei debiti miliardari nel Comune alle aziende municipalizzate”, sino ad arrivare al “ripristino della legalità”.

E lo fa nella lettera con cui ritira le proprie dimissioni: facendo un appello alla sua maggioranza, nella speranza di non eludere il dibattito pubblico, con un confronto chiaro per spiegare alla città cosa sta accadendo e come vorrebbe andare avanti.

Ma la rabbia del premier Renzi e dei vertici del Pd non si placa. Ogni ora in più che si perde nel “pantano” capitolino, “fa del male alla città e ricopre di fango il partito”. Perciò, racconta un parlamentare Pd, il ragionamento che viene fatto ai recalcitranti in queste ore è: “Se pensate di poter evitare di dimettervi e non pagarne le conseguenze, sbagliate. Diremo a tutti che volete male alla città. Se volete avere qualche chance di essere ricandidati, date prova di responsabilità”.

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