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salute in rete
Nel corso di un meeting dal titolo «La salute in rete: progresso o pericolo?» promosso da IBSA Foundation e dall’Università La Sapienza di Roma, sono stati presentati i risultati di una ricerca condotta da Gfk su un campione di 2.066 persone.

Secondo il quale è emersa una fotografia che descrive quanto già rivelato dal 48esimo rapporto Censis 2014: 1 italiano su 2 è sempre più impegnato nella ricerca di informazioni di salute in rete, 2 su 3 ha un’età compresa tra i 25 e i 55 anni.

Tutti gli intervistati hanno infatti ammesso che il medico è visto come il punto di riferimento centrale (85% medico di base, 68% medico specialista), ma subito dopo il web, ricopre un ruolo piuttosto rilevante.

Il 49% degli intervistati, ha infatti ammesso di cercare in rete i propri sintomi, di cercare soluzioni fai da te prima ancora di arrivare dal proprio medico di fiducia.

Un 37% ha ammesso di chiedere consigli al proprio farmacista, mentre il 36% ad amici e parenti. Il 24% si rifa ad informazioni che arrivano dai media.

Il tipo di informazioni ricercate variano a seconda della gravità dei sintomi. Chi ha problemi più gravi cerca per il 59,3% informazioni sui centri di eccellenza, l’83,7% cerca informazioni sul singolo problema, mentre chi ha non ha problemi specifici (58,2%) cerca informazioni su corretti stili di vita o comportamenti salutistici.

Alla domanda «quali informazioni sulla salute ha cercato su internet?» L’83% degli italiani ha risposto informazioni riguardanti patologie, il 66% possibilità di cura e il 64% corretti stili di vita.

Le ricerche comprendono inoltre accentuazioni specifiche sui farmaci prescritti dal medico (44%) e sui farmaci da banco (35%).

Il paziente dopo la ricerca sul web si rivolge al proprio medico: il 63% degli intervistati dopo aver trovato informazioni in rete si reca dal proprio dottore di fiducia per ulteriori delucidazioni e approfondimenti.

I dottori però sono preoccupati da tale tendenza. Infatti solo il 10% dei medici di medicina generale e il 17% degli specialisti pensa che sia utile cercare informazioni in rete, mentre una buona percentuale – il 33% degli specialisti e il 42% dei MMG – è convinta che informarsi su internet possa poi rendere più difficile il rapporto con il medico, o creare preoccupazioni superiori al dovuto.

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