«L’amore può divenire spesso quasi un’ossessione per una naturale sequenza di particolari reazioni neurochimiche» che si vanno ad innescare.
Lo ha spiegato Piero Barbanti, primario Neurologo dell’IRCCS San Raffaele Pisana di Roma, in una nota in cui parla anche dei meccanismi che si scatenano nel cervello dell’innamorato.
«Nelle fasi iniziali dell’amore romantico (innamoramento) – ha spiegato l’esperto
– si verifica quella che può essere considerata, una vera e propria, tempesta di sostanze chimiche (simile a quanto accade se si assume cocaina) liberate dall’ipotalamo, responsabili anche dello “stare male proprio per amore”: la dopamina, la quale si impenna causando una certa euforia, la serotonina la quale si riduce portando a una certa ossessività, il fattore di crescita nervosa (Nerve Grow Factor) che aumenta, incrementando il romanticismo, così come l’ossitocina e la vasopressina che spiegano il perché della possessività nell’innamorato».
Ma non solo, secondo l’esperto, il cervello dell’innamorato, disconnetterebbe anche le aree più razionali del cervello (come la corteccia prefrontale), silenziando il centro della paura (l’amigdala).
Il primo amore non si scorda mai, proprio perché «Nell’amore romantico, durante l’attivazione delle regioni del cervello deputate al piacere, a nostra insaputa rimane aperto un microfono che registra momento dopo momento: l’ippocampo, centro della nostra memoria ma anche delle nostre emozioni che incide con lettere a fuoco non solo il ricordo, ma anche l’emozione che si collega. Rivedere il primo amore vuol dire per questo rievocare il ricordo ma anche la passione ad esso correlata».