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pollo
Secondo un recente report condotto dal ministero della Salute, le carni di pollame presenterebbero livelli elevati di antibiotico-resistenza.

Una minaccia per la salute dell’uomo che arriva dalla stessa relazione e dai suoi contenuti anticipati lo scorso novembre che aveva fatto decidere la Federazione nazionale degli Ordini veterinari italiani (Fnovi) facendo parlare di “situazione alquanto allarmante”.

Ecco allora che dai risultati ottenuti, è infatti, emerso che su alcuni campioni prelevati da diversi allevamenti nazionali, ci sarebbero quasi il 13% positivi alla presenza di Salmonella; il 73% al Campylobacter; il 95,4% all’Escherichia coli e l’81,33% all’E.coli.

Un problema che troverebbe spiegazione nella dura realtà che nasconderebbero gli allevamenti intensivi di polli (fino a 20 animali per mq), come sottolinea naturalmente l’associazione no profit che si occupa del benessere degli animali negli allevamenti: “L’uso eccessivo di antibiotici negli allevamenti di polli è necessario perché le difese immunitarie degli animali sono estremamente ridotte dalla selezione genetica e dalle condizioni di allevamento, tra cui le altissime densità – dichiara Annamaria Pisapia, direttrice di CIWF Italia Onlus -. Il miglioramento delle condizioni ambientali da solo non basta a risolvere questo problema: solo lavorando anche sugli aspetti di selezione delle razze e sulla riduzione delle densità sarà possibile ridurre l’uso di antibiotici e tenere sotto controllo il fenomeno dell’antibiotico-resistenza, che attualmente rappresenta una vera e propria minaccia per la salute pubblica”.

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