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antinfiammatori rischi
Si parla di 92.63 casi di ricoveri dovuti a scompenso cardiaco, secondo le stime fatte dai ricercatori milanesi dell’Università di Milano-Bicocca.

I quali avrebbero scoperto l’esistenza di un nesso tra medicinali antinfiammatori di tipo non steroideo (fans) e scompensi cardiaci con conseguenze anche fatali per il cuore; un punto che da anni divide in due distinte fazioni della comunità scientifica e innesca non pochi dibattiti su un problema che spesso viene sottovalutato.

Gli antinfiammatori non steroidei come ibuprofene, naproxene, nimesulide sono spesso usati per alleviare il dolore e le infiammazioni. Utilizzati da milioni di italiani contro dolori dal mal di testa, al mal di denti, e molto spesso ignari delle possibili conseguenze per il cuore.

Stanto infatti, ad un recente studio, il rischio di imbattersi in problemi cardiovascolari e ricoveri ospedalieri correlati aumenterebbe del 19% nei pazienti che assumono abitualmente farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS).

La ricerca di tipo statistico ha coinvolto quasi 10 milioni di persone (di età media di 77 anni) in quattro Paesi europei: Gran Bretagna, Olanda, Italia e Germania osservando 92.163 ricoveri ospedalieri per scompenso cardiaco o insufficienza cardiaca.

In coloro che utilizzano questi farmaci in tempi recenti, cioè da meno di due settimane, è stato riscontrato un rischio di ricovero maggiorato del 19% rispetto a chi aveva utilizzato per l’ultima volta uno di questi farmaci sei mesi prima.

Ogni analgesico sarebbe associato ad un rischio diverso che cambierebbe a seconda di quanto se ne utilizza.

Gli esperti hanno evidenziato l’esistenza di un nesso tra uso di analgesici e rischio cuore, in particolare per sette tipi di Fans tradizionali (diclofenac, ibuprofene, indometacina, ketorolac, naproxene, nimesulide, piroxicam) e due COX2 inibitori (toricoxib e rofecoxib). L’aumento di rischio di ricovero ospedaliero è emerso che variava dal 16% per il naprossene all’83% per il kertolac.

Inoltre spiega il professor Piergiuseppe Agostoni, responsabile dell’area cardiologica critica dell’ospedale Monzino di Milano che spiega: “Non è la pastiglia presa una volta ogni tanto per i dolori del ciclo mestruale o per il mal di testa che deve spaventare. È l’uso cronico e prolungato che fa male. Devono stare attente quelle persone che vivono di antinfiammatori: chi prende una o due pastiglie al giorno ha un aumento di rischio sia della forma ischemica sia dello scompenso”

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